L’esperienza della pandemia, l’emergenza ambientale e gli effetti dirompenti del cambiamento climatico lasciano emergere come i profili dei rischi interni all’ambiente di lavoro e quelli che incidono sull’ambiente esterno non siano più nettamente distinguibili poiché si influenzano reciprocamente, potendo determinare un’estensione della responsabilità prevenzionistica dell’impresa.
Ciò trova conferma non solo nell’inserimento nel testo costituzionale del bene “ambiente” tra quelli da tutelare nell’esercizio dell’iniziativa economica privata, ma anche negli indirizzi politici del legislatore europeo impegnato nell’introduzione di un dovere di diligenza per le imprese ai fini della sostenibilità.
Sempre con riferimento al soggetto “impresa”, la riflessione viene alimentata dall’inserimento del reato ambientale e dei reati riconducibili alla sicurezza sul lavoro tra i “reati presupposto”, aprendo la strada all’affermazione di un modello organizzativo “integrato” tra i sistemi di gestione ambientale e della sicurezza sul lavoro e i modelli di organizzazione e controllo disciplinati dal d. lgs. n. 231/2001, che l’impresa deve dimostrare di aver adottato per essere esonerata dalla responsabilità amministrativa.
Oltre alle istituzioni e alle aziende, tale processo di protezione della sicurezza ambientale, da intendersi in senso ampio, vede coinvolti ulteriori attori, a partire dagli stessi lavoratori e dalle parti sociali. Così, a titolo esemplificativo, nel Contratto Collettivo di Lavoro del settore metalmeccanico (Titolo V, art. 1) definisce “la tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro, il rispetto dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile” quali valori condivisi delle parti e, conseguentemente, richiede che tutti gli attori coinvolti nel sistema di gestione, prevenzione e protezione dai rischi collaborino per eliminare o, almeno, mitigare i rischi ab origine, nonché migliorare, tra vari aspetti, “i livelli di salute nei luoghi di lavoro e di tutela dell’ambiente”. Effettivamente, come riportato anche nel Patto per il Lavoro e il Clima, la sperimentazione di modelli di partecipazione e di buone pratiche di relazioni industriali può costituire una soluzione vincente per raggiungere risultati in termini di benessere dei lavoratori e della società e di sostenibilità dei processi produttivi.

In questo contesto, attraverso il progetto si vuole approfondire la connessione sussistente tra la sicurezza sul lavoro e i rischi per l’ambiente, considerando gli attori coinvolti, gli strumenti e le prassi messe in atto. A questo fine, oltre al contesto nazionale, si prenderanno in considerazione le esperienze maturate e in via di affermazione sul territorio della Regione Emilia-Romagna, di recente impegnatasi, mediante la firma di un Protocollo d’intesa con l’Inail – Direzione Regionale Emilia-Romagna, nella promozione della cultura della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro.
L’obiettivo è, dunque, offrire una ricostruzione critico-sistematica aggiornata della tematica finalizzata a individuare gli spazi per la regolazione, anche partecipativa, della tutela prevenzionistica integrata sui luoghi di lavoro e sull’ambiente naturale, che tenga conto delle specificità dei territori e di determinati settori, nonché le buone prassi che possano contribuire alla costruzione di modelli innovativi, oltre che a promuovere la diffusione della conoscenza sui temi della salute e della sicurezza.